Roero Arneis, missione compiuta: la vendemmia volge al termine anche stavolta. «Non era scontato che tutto filasse liscio, dopo gli sbalzi climatici della stagione». Tutt’altro che semplice, arrivare al traguardo. Fabio Marchisio ricorda l’altalena meteorologica dei mesi scorsi. L’inverno secco, poi la siccità primaverile. Quindi la pioggia tardiva (non così abbondante, sui vigneti) e infine il super-caldo di agosto. Temperature record, fino all’inizio di settembre. Notevoli stress, ai quali le viti – biologiche e biodinamiche – hanno comunque resistito, permettendo di portare a casa il raccolto. «Stiamo ultimando le operazioni, poi passeremo ai rossi».
Proprio le piogge arrivate in extremis si rivelano preziose per l’ottimale maturazione dei grappoli a bacca rossa. «Risultati che apprezzeremo presto per la Barbera e ancor più per il Nebbiolo: nonostante le incertezze climatiche, infatti, la vendemmia 2023 potrebbe essere particolarmente propizia proprio per i Nebbioli». Oltre al Mungalat, le cui viti crescono a Castellinaldo, l’azienda vanta un prodotto assolutamente unico come il Valmaggiore, che nasce a Vezza d’Alba: il primo Nebbiolo vinificato in anfora, biologico e biodinamico, molto apprezzato dalla critica internazionale.
Il vino di bandiera resta comunque il Roero Arneis, introdotto a Castellinaldo da Sergio Marchisio. Vero e proprio pioniere, è stato il primo a spumantizzarlo: metodo classico, anche dieci anni sui lieviti. Quanto all’Arneis tappo raso, continua a fare la parte del leone: rappresenta il 70% della produzione aziendale, esportato anche in Scandinavia. Un Arneis strepitoso, dai profumi esplosivi: niente chimica, solo lieviti autoctoni. Proprio la lavorazione naturale (anche nella versione in anfora) lo rende diverso da ogni altro Roero Arneis. Inconfondibile: sapido e minerale, ricchissimo di accenti. Un bianco che esprime in modo perfetto il territorio da cui nasce: la memoria ancestrale di quello che, nella preistoria, era un fondale marino.