Sergio Marchisio: la fedeltà ai nostri valori ci permetterà di superare la crisi Covid, il vino biodinamico è un grande passaporto verso il futuro

«Continuare a credere nei nostri valori: è questa la migliore risposta alla grande crisi scatenatasi con l’emergenza Covid». Mentre il mondo intero affronta difficoltà economiche fino a ieri inimmaginabili, e lo stesso mercato del vino italiano subisce una drastica flessione del 30-40%, Sergio Marchisio rimane saldo nelle sue convinzioni: «Dobbiamo restare fedeli alla nostra terra, alle nostre colline e alla filosofia naturale, biologica e biodinamica, che da sempre orienta il nostro lavoro». Inutile essere ipocriti, è meglio parlare chiaro: «La crisi innescata dal lockdown ha colpito anche il Roero e in particolare la produzione dell’Arneis, un vino che si beve giovane e non può restare a lungo invenduto in cantina». Secondo Sergio, non è da scartare l’ipotesi di far distillare le eccedenze, ricavandone alcol a uso sanitario: in questo modo, dice, i viticoltori potrebbero recuperare almeno il costo di produzione del vino, senza rimetterci nulla. «E’ vero, finalmente arrivano i primi timidi segnali di ripresa. Ma quest’anno l’export verso gli Usa è in sofferenza, e anche il turismo enologico appare compromesso: crolleranno le visite in cantina da parte degli stranieri, così importanti anche per alberghi e ristoranti nel Roero, nel Monferrato e nelle Langhe».

Il momento è difficile, conferma Sergio: «E’ stato un duro colpo. Come quando, 40 anni fa, una disastrosa grandinata distruggeva l’intero raccolto, costringendo a rinunciare alla vendemmia». Ma non è il caso di scoraggiarsi: «Oggi disponiamo di risorse maggiori: per fortuna, nessuno di noi è finito ko». La Marchisio Family, poi, guarda al futuro a testa alta: oltre alla grande produzione di Arneis (150.000 bottiglie l’anno) sta puntando su vini pregiati e particolarissimi, come il Nebbiolo “Valmaggiore” prodotto in anfora e il nuovissimo Pinot Nero, sempre in anfora; alle uve provenienti da Bussia (Monforte d’Alba) presto si aggiungeranno quelle del Bricco Medica di Priocca, dove sono state appena messe a dimora le barbatelle. «La nostra – ribadisce Sergio – è una scommessa lunga tutta una vita, e non sarà certo il coronavirus a fermarla: la nostra scelta, quella di puntare sul recupero naturale della fertilità dei suoli grazie alla filosofia biodinamica di Steiner, fa parte di una strategia che punta a rivalutare, anno dopo anno, l’immensa eredità ambientale e paesaggistica delle nostre meravigliose colline». Un atto di fiducia verso una terra che ora è diventata patrimonio dell’Unesco: la sua profonda bellezza, unita alla passione per il vino, resta un grande passaporto per l’avvenire.

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