Si fa presto a dire cantina biodinamica. Dietro c’è un mondo, che confina direttamente con il cielo. Tutto merito di Rudolf Steiner. «Ha scritto che l’uomo è l’unico abitante della Terra che avvelena il cibo di cui si nutre». Questo, per Sergio Marchisio, è stato il punto di partenza. Una folgorazione. L’inizio di una rivoluzione. Nasce da lì, la sua cantina biodinamica. «Mi sono detto: dobbiamo reimparare tutto. Era tanti anni fa». Oggi, la viticoltura biodinamica rappresenta un’avanguardia “green”. Parola d’ordine: sostenibilità. Missione: restituire fertilità al suolo. La miglior cura è la prevenzione: così le viti crescono forti e sane. Che poi il vino sia anche strepitoso, è una logica conseguenza. Specie se in cantina opera un “mago” come Marchisio, sempre pronto a sperimentare. Bollicine, tappo a vite, anfore. Quella della ceramica è l’ultima frontiera. Nebbiolo in anfora, Arneis in anfora. Così le eresie si trasformano in capolavori. Magie della cantina biodinamica.
Il biodinamico è una filosofia: un modo diverso di vivere la terra. Orizzonte: piena armonia, nel succedersi naturale delle stagioni. Con il metodo biodinamico – ricordano i manuali – la viticoltura è in piena sintonia con il cosmo e con gli uomini. Il cosmo? Ebbene, sì. Secondo Steiner, l’interazione con il cielo è diretta. Luna, Mercurio e Venere incidono sulla crescita delle piante. Lo fanno tramite l’acqua, l’humus e il calcio (calcare, potassio e sodio). E i pianeti più lontani? Marte, Giove e Saturno interverrebbero attraverso il calore e il silice (quarzo) irrobustendo le piante. I principali preparati steineriani, corno-letame e corno-silice, sono un’estensione pratica di queste idee. La loro azione «influisce sui processi metabolici delle viti, mediante energie trasportate nel terreno da materiali potenziati». Ecco come “tradurre” il cielo in alleato terrestre, secondo un preciso calendario astronomico.
Gli agricoltori biodinamici – osservano gli esperti del settore – scelgono con cura il tempo giusto per ogni singola azione. Di fatto, si regolano sul cielo: «Si basano sulle forze cosmiche attive in quel momento». Scienza alchemica: funziona. Risultati confermati da studiosi come Maria Thun e Hartmut Spiess, da cui deriva il calendario biodinamico delle semine oggi usato da tutti gli agricoltori steineriani. C’è questo – e tanto altro – nella cantina biodinamica della Marchisio Family. «Per concime usiamo solo il compost creato con il cumulo biodinamico. Nessun diserbo, tra i filari. Anzi: colture come la senape (sovescio) restituiscono al terreno i minerali utilizzati in estate dalla vite». Certificata biologica, l’azienda è assai più “verde” dello stesso disciplinare Bio: «Rame e zolfo sono ormai ridotti quasi a zero. Per proteggere le viti preferiamo utilizzare gli oli essenziali, arancia e rosmarino».
Tutto concorre alla grande missione: costruire armonia, con l’aiuto del cielo, incrementando la vitalità del terreno. Fertilità e biodiversità: così le piante crescono in modo naturale, nutrite dall’ecosistema del suolo. Assaggiare gli esiti di questo prodigio è facile. Basta visitare la cantina biodinamica, per rendersene conto. Si incontrano profumi impensabili, profondità ed evoluzioni diversamente raggiungibili. Ultimo tocco, la micro-ossigenazione garantita dall’anfora. Proprio la ceramica – assicura Sergio Marchisio – fa evolvere i vini in modo dolce, senza strappi. Così diventano più morbidi, senza mai dare segni di stanchezza. Lo conferma il Valmaggiore, il Nebbiolo dei record: il primo nella storia a esser stato vinificato in anfora. E via così, sperimentando sempre. In anfora sono finiti il Pinot Nero e il Riesling. Infine, l’Arneis: grazie alla ceramica, il bianco del Roero sa diventare anche longevo. Ed è solo l’ultimo gioiello della cantina biodinamica.